Storie della Valsassina: la chiesetta di Santa Margherita in Somadino


Data 16-12-2018
Categoria Cultura
Fonte ValsassinaNews

La Chiesetta di Santa Margherita in Somadino di Casargo non è solo un “gioiello romanico in Alta Valsassina”, come recita il sottotitolo di una molto interessante pubblicazione edita nel 2009 a cura della Pro Loco di Casargo , curatori Paola dell’Oro e Massimo Maria Peron.
Già Paride Cattaneo, nella sua cinquecentesca “Descrizione della Valsassina”, l’aveva definita “molto anticha”, mentre Giuseppe Arrigoni, ingegnere e storico introbiese, notava “una grandissima somiglianza” tra la Chiesa di Somadino e quella più famosa di San Pietro al Monte di Civate, databile al secolo VIII, in età longobarda, e quindi “riesce affermazione ragionevolissima l’asserire che i due oratori sono della medesima epoca più o meno”.
Mentre sull’origine della Chiesa capolavoro romanico di Civate abbiamo notizie storiche più certe – nel Cinquecento, al tempo di San Carlo Borromeo, si era sviluppata l’idea che il suo nome fosse dovuto al fatto che vi era stato seppellito un intero braccio di San Pietro, perciò i Monaci che ivi risiedevano fecero divellere tutto il pavimento per cercarlo: non trovandolo, dovettero ricostruirlo – sull’origine della Chiesa di Casargo abbiamo poche informazioni storiche.
Che questa zona, da cui si controllava il passaggio strategico dal Lago alla Valsassina e quindi alla Pianura Padana, fosse molto interessante lo rivelano parecchi elementi: pensiamo ad esempio allo sviluppo di Vendrogno in alto Medio Evo, dove risiedevano diverse famiglie nobili e importanti, e in particolare alla scoperta dell’Antifonario di Vendrogno, sec. XII, conservato all’Arcivescovado di Milano.
Qualcuno ipotizza un’origine ancora più antica di quella longobarda, risalendo addirittura al periodo di governo dell’Imperatore Romano Diocleziano (circa 290 d. C.) . L’ordine perentorio dato a tutti i suoi sudditi dall’Imperatore di rinnegare il Cristianesimo e aderire, con un sacrificio formale, alla antica Religione Pagana, pena la vita (in caso di rifiuto i soldati venivano giustiziati al momento, con un colpo di gladio alle costole) dovette spingere alcuni soldati e civili cristiani a fuggire sulle montagne, e a nascondersi proprio nei boschi intorno a Casargo.
Questa ipotesi che la Valsassina sarebbe stata un rifugio per i Cristiani perseguitati, secondo Wikipedia già dall’età di Nerone, è sicuramente molto suggestiva ma non ha dati certi. Anche se la vicinanza con Milano, una città molto popolata già all’epoca (probabilmente più di 200.000 abitanti), capitale dell’Impero Romano d’Occidente intorno al IV secolo, e soprattutto centro logistico delle legioni che da “Mediolanum” dovevano partire per difendere il “Limes” (il confine) dell’Impero contro i Barbari Germanici, può lasciar presupporre che qualche soldato o cittadino possa essersi rifugiato in montagna per scampare alle persecuzioni anticristiane (un po’ come come quello che successe dopo l’8 settembre 1943, quando molti giovani che volevano evitare di essere arruolati con la Repubblica di Salò presero la via dei monti).
L’origine della Chiesa di Santa Margherita quindi, dopo che appunto una comunità cristiana si era radunata in Alta Valsassina, sarebbe dunque proprio questa. Gli antichissimi affreschi, restaurati appunto nel 2008, raffiguranti Santa Margherita e Santa Brigida, mentre più recenti sono quelli riguardanti Sant’Andrea e San Bartolomeo, risalgono alle origini del Cristianesimo, come quello dell’affresco vicino riguardante Cristo Pantocratore, che richiama il “Cristo in Gloria” presente sia nell’Abbazia di Civate che nella Chiesa di Sant’Ambrogio di Milano. A parte quindi la bellezza e l’interesse architettonico di questa Chiesetta, un “piccolo gioiello”, purtroppo quasi sempre chiuso al pubblico, eccetto che a Pasqua e nel giorno della Festa di Santa Margherita, il 20 luglio, se questa ipotesi fosse confermata getterebbe una nuova luce sulla più antica storia valsassinese.

Enrico Baroncelli






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