Data | 23-09-2018 |
Categoria | Cultura |
Fonte | Museo etnografico di Premana |
Prima che il carbon fossile e l'energia elettrica sostituissero il carbone vegetale negli impieghi industriali, la produzione del ferro aveva bisogno di grandi quantità di carbone per fonderlo e riscaldarlo per renderlo lavorabile. La produzione del carbone da legna dipendeva dalla disponibilità di boschi da tagliare. Nei secoli scorsi il nostro patrimonio boschivo fu seriamente intaccato per questi motivi.
La preparazione e la cottura della carbonaia, ól Pojat, richiedeva la conoscenza della qualità del legname, dell' andamento delle stagioni, delle condizioni meteorologiche, dei venti della zona, ma sopratutto una lunga esperienza. La legna tagliata era riunita in aree livellate, quindi veniva piantato un lungo e sottile bastone che serviva per impostare la costruzione del camino, ovvero il condotto verticale funzionante da canale d' accensione e tiraggio. Intorno il legname veniva ordinato su due piani a mo' di grande cono per poi essere ricoperto di terra, muschio, fieno e foglie che servivano come isolante per non far uscire il calore.
Per l'accensione si versava della brace all' interno, a combustione avviata la si alimentava di tanto in tanto inserendo dei pezzi di legno. La cottura era estremamente delicata, bisognava sorvegliare 24 h. affinchè la catasta non prendesse fuoco e proteggere la carbonaia dai venti che nelle nostre valli cambiano sovente direzione.
L'abbassamento della carbonaia segnava a che punto fosse la cottura e quando il pennacchio di fumo diventava azzurrino indicava che la combustione era terminata. Verso il termine della cottura si tappava il cono ed i buchi praticati in esso in modo da spegnere e raffreddare il carbone. La carbonaia veniva smantellata a poco a poco, il carbone veniva estratto con il rastrello, lasciato raffreddare ed insaccato. Trasportato poi a spalla dai trasportatori che caricavano due sacchi sulla gerla, in totale un peso di 60 / 70 Kilogrammi.
Museo Etnografico di Premana
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